meteora utente
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| Titolo: Non posso scrivere le favole, però... Lun 08 Nov 2010, 3:22 pm | |
| Non posso scrivere le favole, però...Del: venerdì 22/05/2009 alle 02.27 Di: meteora In: Saggistica Filosofia . | |
Non posso scrivere le favole, però…
661 h 11,34 04.12.2007 Mn
Ho letto tante favole in vita mia, forse la riflessione che ho fatto dopo aver letto quelle di G. Gozzi per la prima volta mi sento insufflato di un senso di amarezza. Quelle del Gozzi sono le ultime due che ho letto da poco, non so se fra le tante altre che conosco ve ne siano sue. Le ho lette con attenzione, avendo sentito del Gozzi ottime referenze ci tenevo a scrutarlo da vicino. In queste due favole, del topo e del luccio, ho potuto notare che il G. come altri scrittori fa un percorso simile per raggiungere lo scopo che in definitiva si prefigge. Ciò che intendo per percorso non è molto difficile da spiegare, con questo voglio sperare di essere quanto mai comprensibile. Nelle favole si vestono da uomini gatti e volpi e come dice il G., topo e luccio. Fin qui tutto è accettabile. Quando però la favola si prefigge di ridurre i confini di quella che prima definisce fantasia e poi avventura, si rischia di voler imprimere all'attore la paura da trasmettere al lettore. Delle favole si dovrebbe dire solo un gran bene, lì è favola. Non ho mai accettato le parole di chi dice “i soldi dannano l'anima”, “lo schiavo muore qual è stato”. Ritengo invece che dai miei errori altri ne facciano tesoro, senza che questo pregiudichi la via da me intrapresa e proseguita da altri. Non avremmo altrimenti conosciuto veri e propri sconvolgimenti neppure nella vita sociale, come appunto la riconsiderazione dell'uomo di colore divenuto essere simile al bianco in tutto e per tutto.
h 12,38 04.12.2007 Mn
662 h 14,55 04.12.2007 Mn
Ritornando alle favole del Gozzi, vuole essere un monito per coloro che si accingono a un cambiamento, qualsiasi esso sia, è pur sempre un rischio che a posteriori, almeno a detta del Gozzi, non vorrebbe più correre. A mio avviso invece le favole del topo e del luccio mostrano la paura di chi, avendo sempre avuto tutto, teme di perdere quel certo dominio, per giunta, per mano di chi si conosce per la prima volta in simili vesti. Forse che il Gozzi vedesse all'orizzonte il suo declino? O forse perché un “plebeo” già poteva più di lui contare? Il denaro arrivando all'improvviso, quando non atteso, può dare alla testa. Le disgrazie danno tutte alla testa, su chiunque esse ricadano, ma il miglior profitto lo trae chi non ne aveva mai avute fino allora.
Il monito non può essere confuso con una favola, neanche se questi fossero due. Quanto detto finora perciò, a mio modesto parere, il fatto che i “moniti” del topo e del luccio siano denominati “favole” sono niente poche di meno che irragionevole e beffardo, e questo è quanto.
h 16,10 04.12.2007 Mn
663 h 16,20 04.12.2007 Mn
Mi sento come un ladro che vorrebbe rimettere tutto al suo posto, tornare indietro e riveder che ho detto. Poi leggendo mi sento proprio così fatto. Per la favola, ho visto sempre il giorno come sfondo, col sole che la natura sveglia, essa era riposta, sempre in un giardino come tra i fiori o su negli alberi come un buon frutto. Mai la vidi cupa da non poterla leggere a un bambino. È vero che parla a grandi e piccini, ma quando i primi vedono nuvole nel cielo, è là che la favola porta il sereno, dove il cuore bambino aspetta. Insomma per dirla in breve non mi par giusto parlar di “rischio” quando mi vien spontaneo definire “opportunità” quello che la vita mette a disposizione, mentre chiamerei “rischio” ciò che l'uomo con la sua cattiva azione può perdere. h 16,47 04.12.2007 Mn
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