Prima di un romanzo

293 h 19,27 03.01.2007 Mn

Affacciandomi verso questo foglio m'accorgo che con la penna mi vien voglia di passare qualche momento in sua compagnia. Non che le idee trabocchino ma certo è che non mancano quando vuoi parlare con un amico. Un po come trovarsi su di un treno in compagnia di un conoscente che non si vede da anni; dopo i primi convenevoli il resto va da se, come la prima carrozza viene seguita dalla seconda e così via per tutto il convoglio. Quando il tratto è breve occorre prudenza, non dimenticare le cose importanti e ricordarsi quando è il momento di scendere. Un po come si fa scrivendo una frase, essa deve essere scritta con la calma necessaria per evitare che una cattiva costruzione sia motivo di incomprensione. Quante volte sul pullman ho dimenticato di suonare per la fermata per colpa di una chiacchierata troppo accesa, o perchè sognavo nel bel mezzo di un momento magico. Col tempo queste occasioni si affievoliscono e si avviano all'esaurimento. Nel caso mio, sogno sulla carta il passaggio di un treno, l'incontro con un'amica, la creazione di qualcosa che mi dia la sensazione di essere più che mai vivo. La costruzione di una frase però, a volte, tante volte, viene pregiudicata dalla fretta, il cervello sembra che muova la tua voce col suo pensiero che è da scrivere e la penna per la mano che la muove è lenta e a volte non ricorda bene. Il cervello non ripete, piuttosto va avanti non s'accorge se la mano ha un intoppo, quasi vaga tra le nuvole, sul mare.

A questo punto serve motivare una giustificazione. Il pensiero, per quanto bravo il poeta, non potrà mai essere espresso come una foto, con i contorni, i colori e le sue dimensioni, ma potrà essere inserito come parte di un mosaico perchè sia catturato esclusivamente da chi sa e vuole leggere il vero. Tanti scrivono e pochi leggono, tanti si svuotano e pochi si riempono.

h 20,13 03.01.2007 Mn

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